Etiopia in Tuk Tuk

Etiopia in Tuk Tuk

Documentari

Nel novembre del 2015, il Taurinorum Team parte per un’avventura senza precedenti: da Addis Abeba alla Valle del fiume Omo a bordo di tre Ape Piaggio. Una spedizione in cui scoprire tutta la ricchezza naturale e antropologica dell’Etiopia. Senza barriere: ma col vento che invade l’abitacolo e la trama della strada che mette le ruote a dura prova.

Prima di partire, però, Ludovico de Maistre e Gabriele Saluci, produttore e direttore creativo del progetto, hanno bisogno di una squadra che sappia cogliere ogni sfumatura di quest’esperienza unica. Dopo una presentazione al Museo nazionale dell’automobile di Torino, e un’attenta selezione tra centinaia di profili, al team si uniscono un videomaker e un fotografo, un’antropologa e una cooperante, un responsabile della logistica e uno della meccanica, un grafico e un operatore che si occupa di effettuare riprese VR a 360 gradi.

Grazie alle loro voci, i panorami lussureggianti dell’Etiopia si riempiono di emozioni genuine e riflessioni profonde, facendoci vedere il mondo al rallentatore. Qui, infatti, l’uomo non può sempre imporre i propri ritmi, e bisogna venire a patti con la natura. Una pioggia inaspettata, ad esempio, può rendere impossibile il guado di un fiume, costringendo a lunghe deviazioni lungo strade fangose, con la pioggia che entra nel Tuk Tuk sferzando i passeggeri.

Nel loro percorso verso la Valle dell’Omo, Ludovico e gli altri si scontrano spesso con realtà difficili. Sperano che fare conoscere ai locali il Tuk Tuk, mezzo sicuro ed economico, possa aprire spiragli di una vita migliore alle generazioni future: nel Paese, infatti, molti sono costretti ad affrontare chilometri e chilometri lungo strade non illuminate, e gli incidenti stradali sono tra le prime cause di morte.

Il contatto con gli stranieri, tuttavia, può avere effetti deleteri, come dimostra l’esperienza vissuta dalla squadra in un villaggio dell’etnia Mursi. Abituati alla presenza dei turisti, gli abitanti accerchiano ogni bianco armato di macchina fotografica, imponendo di essere pagati per una foto. Non c’è autenticità, in questa transazione, ma un perverso rapporto simbiotico che esalta una visione stereotipata della cultura africana.

Nulla toglie, tuttavia, all’emozione degli incontri con la popolazione locale. Quando i Tuk Tuk passano nei pressi di un insediamento, ondate di bambini sorridenti travolgono Ludovico, Gabriele e il resto del team, saltando sui mezzi e suonando il clacson a tutto spiano. In queste interazioni pure, prive di giudizio e tentativi di sfruttamento, intravediamo la possibilità di un contatto vero tra culture differenti.

Nel corso del viaggio, i nostri protagonisti si ritrovano a contrattare al mercato di Key Afer, visitano una scuola del CIAI ad Arba Minch, assaporano un caffè tradizionale nelle montagne del Gamu Gofa. Tra gli incontri più sorprendenti c’è quello con Marc e Robert, che girano il mondo suonando il piano sul retro di un pick-up, e con i bambini di un villaggio vicino a Hossana: una vera e propria esplosione di entusiasmo, la loro, che lascia nel cuore un ricordo indelebile.

Infine, ecco la Valle dell’Omo. Natura incontaminata, attimi di pace e contemplazione. Il premio ideale dopo un viaggio pieno di difficoltà, e forse anche per questo, per il fango e la pioggia, per il vento e le deviazioni obbligate, unico e indimenticabile.

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