Viaggio in Myanmar in autostop

Viaggio in Myanmar in autostop

Viaggi al rallentatoreStagione 1, episodi 05 – 07

In questi episodi andiamo alla scoperta del Myanmar, una delle mete più fascinose del Sud-est asiatico. Un itinerario di 4000 km tra stupa dorati, templi millenari e tradizioni che affondano le proprie radici nella leggenda. Il tutto ricorrendo unicamente all’autostop o ai mezzi pubblici – per rendere il viaggio una vera e propria avventura, e per immergerci completamente nelle usanze del luogo. Ad accompagnarci, come sempre, l’energia incontenibile di Gabriele Saluci e Ludovico de Maistre.

Partiamo da Yangon, la città più grande del Myanmar, e capitale fino al 2005. Le riprese si concentrano sulla pagoda di Shwedagon Paya: uno stupa di 99 m che risplende d’oro, attirando fedeli buddisti da ogni parte della nazione. Visitando questo tempio sfarzoso, percepiamo la sacralità di tempi antichissimi.

Yangon, però, ospita anche i reperti di un passato più recente: quello in cui il Myanmar era una colonia brittanica. Gli edifici imperiali, abbandonati ai rampicanti e allo scorrere del tempo, conferiscono ad alcuni quartieri un’atmosfera di fascinosa rovina.

Attraversato il fiume da cui la ex capitale prende il nome, Ludovico e Gabriele seguono una segnalazione della Camera di Commercio Italiana in Myanmar e fanno visita a una scuola per bambini orfani. Nonostante la struttura sia piccola e scarsamente attrezzata, i sorrisi dei bambini e l’entusiasmo dei volontari ci comunicano che anche con pochi mezzi è possibile trarre il meglio da una situazione complicata.

Ludovico e Gabriele lasciano Yangon e, dopo essere saliti su un treno lentissimo e aver ottenuto un passaggio da un pulmino hippie, raggiungono Kalaw. Qui iniziano un trekking di 60 km attraverso risaie e campi fioriti, accolti con calore e gentilezza dai contadini e dalle loro famiglie. L’atmosfera di pace ci ammalia, facendoci riscoprire i ritmi rilassati di una vita a contatto con la natura.

Nel secondo episodio, Ludovico e Gabriele visitano una scuola per bambini monaci, dopodiché lasciano riposare le gambe e proseguono fino al Lago Inle in motorino. Le immagini alternano soggettive e riprese aeree delle barche che scivolano sull’acqua. Le case su palafitte e le colture idroponiche conferiscono a questo grande specchio d’acqua un aspetto vitale e rigoglioso, unico nel suo genere.

Nel corso della traversata, la barca costeggia Thar kaung, una serie di 200 stupa sulla sponda del lago. Le architetture buddiste sembrano emergere direttamente dall’acqua, creando un’armoniosa composizione con la natura che le circonda.

L’avventura continua a piedi, immersi nella serenità di una campagna coloratissima. La meta è un villaggio dell’etnia Kayan, dove le Donne giraffa ornano il loro collo con pesanti monili di ottone. Qui, Gabriele condivide un po’ di cultura italiana strimpellando Celentano su di un violino, e la sua simpatia contagia gli abitanti del villaggio. Osserviamo momenti di gioia genuina: l’esempio di come un incontro tra culture profondamente diverse possa generare felicità e ricchezza.

In chiusura di puntata, e in apertura di quella successiva, possiamo ammirare due spettacolari luoghi di culto. Il monastero di Loikaw, che con il suo stupa dorato domina una rocca drappeggiata di vegetazione, e il Popa Taung Kalat, che sorge su una roccia vulcanica alta più di 700 m. Qui, i pellegrini salgono i 777 scalini che conducono alla cima, stando attenti a evitare le dispettose scimmiette che infestano la zona.

Seguiamo Gabriele e Ludovico dentro un tempio abbandonato, illuminando corridoi in rovina con la torcia dello smartphone. Sono le ore più tarde della notte, e nell’atmosfera aleggia un senso di mistero. Poi l’alba scaccia le tenebre, e nel cielo rosato notiamo il profilo tondeggiante di numerose mongolfiere. Siamo nella Valle di Bagan, in cui migliaia di templi spuntano dalla fitta vegetazione.

Gabriele e Ludovico la esplorano in motorino, perdendosi tra stupa antichissimi e pagode millenarie. Le immagini si concentrano sull’Ananda Pahto, eretto dove un tempo si trovava la capitale del regno, e sul Dhammayangyi Pahto, fatto costruire da un re come ammenda per i suoi peccati. Mentre la giornata volge al termine, il tramonto dona sfumature arancioni alla valle.

Dalla bellezza senza tempo di Bagan passiamo al traffico urbano di Mandalay. Qui Gabriele e Ludovico incontrano un gruppo di giovani monaci, che li invita nel monastero da cui provengono: un centro che ospita ben 8000 bambini, offrendo loro un posto in cui vivere e studiare. La visita si conclude con una partita di caneball tra Gabriele, Ludovico e i ragazzi. Mentre osserviamo la palla passare da un giocatore all’altro, ci rendiamo conto che il gioco ha abbattuto le barriere di lingua e cultura, unendo tutti in una gioia semplice e vera.

Termina così il nostro viaggio in Myanmar. Abbiamo valorizzato alcune delle mete più imperdibili del Paese, imparando a conoscere una cultura affascinante e dando spazio a importanti temi umanitari.

I filmati di Viaggi al Rallentatore sono andati in onda su Rai3, all’interno del programma Kilimangiaro, e sono visibili su RaiPlay a questo link.

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